Jam Pirata è un esempio del rapporto che si può riscontrare tra graffitismo e l’archeologia industriale, un aspetto che risulta fondamentale per comprendere alcune nuove dinamiche di riappropriazione dello spazio che si possono constatare come parte integrante della scena. Architetture costruite durante la rivoluzione industriale che, successivamente al loro abbandono, sono divenute dei luoghi spesso lasciati al decadimento temporale. Sono degli edifici che possono assumere nuove caratteristiche nella loro funzionalità, tramite un processo allo stesso tempo di riappropriazione e di riqualificazione. Accade, infatti, sempre più spesso che queste aree il più delle volte vengano restaurate per scopi culturali, divenendo in certi casi nuovi poli museali, centri di studi, oppure luoghi di aggregazione sociale.
Nel mondo del Writing la riappropriazione degli spazi urbani è uno degli elementi caratterizzanti la disciplina stessa, ma quello che è relativamente nuovo nell’utilizzare queste aree dismesse, deriva dalla loro capacità di cambiare la fruizione dello stesso fenomeno.
Se, di fatto, prima il Writing veniva fruito in strada, quindi in maniera quotidiana e per certi versi semplice e diretta, nel caso di queste aree dismesse il più delle volte la fruizione avviene tramite l’utilizzo del mezzo fotografico. Si va a determinare una visione tramite una temporalità in differita, soprattutto nel caso in cui i pezzi vengano realizzati in maniera illegale, anche per la difficoltà fisica di raggiungimento dei luoghi.
Solitamente i progetti di graffitismo legale vengono proposti alle amministrazioni con l’intento di proporre una forma di riqualificazione di luoghi in decadimento, in realtà non riflettendo sulle dinamiche temporali e sulle problematiche di una partecipazione attiva da parte della comunità. La riqualificazione infatti può porsi come una conseguenza di una certa tipologia di un vissuto quotidiano, non tanto come l’importazione di un fare artistico con l’utilizzo il più delle volte inconsapevole del termine “arte pubblica”, termine che non può e non deve essere assimilato alle esperienze del Writing, dato che si tratta di un linguaggio codificato.
Testo tratto dall’articolo di Giada Pellicari.
Davide “Asker” Carioni
WOA Creative Company
Via Roald Amundsen 8, 20148 Milan (Italy)