“ […] trovo molto intrigante l’incontro graffiti-mapping, i writers si trovano ora a “giocare” con la dimensione tempo-animazione che può far “vivere” le loro lettere stando comunque nel loro ambiente urbano.
Ci sarà inoltre una sorta di ribaltamento temporale: prima si agiva di notte per essere visibili di giorno ora si lavorerà per essere visibili di notte (o al buio).”
Asker intervistato da Giada Pellicari
Solitamente nella produzione degli artisti si possono riscontrare diverse fasi che vanno dalla formazione iniziale, alla scelta di una pratica peculiare, fino ad un’espressione visiva a tutti gli effetti, ritenuta come caratterizzante di una certa esperienza.
Asker nel corso degli anni ha esteso la propria attività lungo ambiti differenti attraverso dei linguaggi che, concettualmente, vanno visti come ramificazioni della stessa ricerca e complementari tra di loro, vale a dire il Graffiti Writing e il Video Mapping. Sono codici estetici che possiedono un aspetto comune e compresente, che si fa denominatore, ovvero la scelta della terza dimensione come forza generatrice di immagini.
Asker è prima di tutto un writer, questo significa che il suo modus operandi artistico si è plasmato all’interno di una cultura visiva delineata da alcune determinanti specifiche: la scelta di uno stile unico nella scrittura delle lettere, la gestualità e la performatività esistente nell’atto in sé, l’utilizzo della bomboletta spray come mezzo di traslazione sul muro dello stilema segnico prescelto.
Ha cominciato a dipingere graffiti nel 1998 approcciandosi alle forme tipiche del Writing milanese, che sono afferenti ad alcune dinamiche stilistiche riconducibili al wild-style di radice newyorkese. Successivamente, però, Asker si è spinto verso la realizzazione di graffiti con delle conformazioni più inclini ad una tradizione europea, riscontrabile nell’utilizzo del 3D, vale a dire una maniera distintiva tesa a dare profondità al pezzo.
Alcuni writer storici, principalmente tedeschi o olandesi, come ad esempio Daim, Delta, o Loomit, tra i più noti di quest’ambito, hanno ampiamente influenzato la trasmissione di tali tratti, nei quali il modello fondamentale è propriamente la tridimensionalità della lettera, che ha dato il via ad una tradizione continentale più focalizzata sull’utilizzo di prospettive accentuate e su di una rappresentazione quasi “sculturale” o architettonica del nome del writer.
Da parte di Asker, oltre a questi interessi, vi è stata anche l’appartenenza ad alcune crew del Nord Italia, come l’Interplay e gli ACV, che ha fatto sì che l’intera tradizione analizzata a livello di studio si sperimentasse al meglio, arrivando così ad una definizione stilistica più incline a forme sinuose e curvilinee, che si possono ritenere emblematiche del suo percorso. La successiva entrata in TDK, uno dei gruppi più noti e storici italiani, ha confermato Asker come un writer dalle capacità uniche e portatore di uno stile originale.
Attualmente la produzione murale dell’artista si configura nella realizzazione di forme in movimento, sinuose e curvilinee, dove esiste una spazialità forte, come se il muro divenisse una quinta architettonica. Il lettering, così, si trasforma in un’immagine che è allo stesso tempo astratta e concreta. Il nome diviene difficilmente leggibile perché costituito da strutture poco riconoscibili ma, d’altra parte, è fortemente presente, poiché è esso stesso che dà origine allo sviluppo tridimensionale e all’estrusione nascente dal muro. A tutto ciò si aggiungono degli elementi di trasparenze e di non finitezza, che accentuano la prospettiva e rendono i suoi pezzi molto eleganti.
Il rapporto con le tecnologie nasce grazie agli studi effettuati all’Accademia di Belle Arti e al Politecnico di Milano, dove Asker ha potuto approfondire le sue conoscenze verso questi ambiti di ricerca. Oggigiorno, infatti, viene considerato un esperto, date le capacità raggiunte nel corso degli anni nell’utilizzo del video mapping: uno strumento visivo che egli sperimenta sia a livello lavorativo sia per alcuni progetti più indirizzati alla produzione di forme estetiche proprie, utilizzando la superficie architettonica.
Il video mapping consiste precisamente nel creare dei progetti site-specific su architetture preesistenti (ed oggetti), pensando a una sorta di ridisegno dello spazio oltre che a una riprogettazione architettonica dell’edificio, attraverso l’uso di software specifici e la visualizzazione, tramite proiettori, degli interventi creativi ideati.
La ricerca da parte di Asker in questo campo ha origine dalla sua capacità nel lavorare, già a livello pittorico, sulla questione della tridimensionalità della lettera e sull’uso di prospettive estreme, elementi che possono essere guidati verso le loro massime potenzialità grazie alla relazione con tale tipo di tecnologia. Di conseguenza risulta naturale comprendere la connessione tra i due ambiti estetici che Asker sta portando avanti, poiché l’uno e l’altro si formano a livello site-specific con le architetture e lo spazio urbano, si configurano a stretto contatto con essi e si autodeterminano grazie a una percezione temporale consistente nella contingenza di un momento e definita in entrambi i casi da aspetti performativi.
E’ così che la terza dimensione si pone come l’effettiva forza motrice nelle sfere in cui Asker ha la capacità di muoversi agevolmente e con risultati unici, dove l’eleganza nella creazione dei lavori diviene un importante elemento per le sue visioni immaginarie.
Giada Pellicari
© All rights reserved. Pellicari, Carioni. Marzo 2015
Giada Pellicari, curatrice d’arte contemporanea, ha indirizzato la sue ricerche verso gli ambiti del Writing e della Street Art, dell’arte pubblica e dei New Media, attraverso mostre, conferenze e pubblicazioni. E’ stata relatrice al convegno “Lisbon Street Art and Urban Creativity International Conference” (2014). E’ autrice del libro “Scrivere di Writing | Note sul mondo dei Graffiti”, Cleup, 2014.
Davide “Asker” Carioni
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